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L’ADOLESCENZA. La fase del riposizionamento di genitori e figli.

  L’ingresso nell’adolescenza è un cambiamento che investe tutta la famiglia che si trova ad affrontare scontri, incomprensioni e relazioni faticose.

I giovani lottano, più o meno consapevolmente, per raggiungere nuovi traguardi fatti di maggiore autonomia, i genitori si barcamenano, più o meno consapevolmente, tra il desiderio di vederli grandi e la paura di perderne il controllo.

Nella consapevolezza che una ricetta perfetta non esiste per superare questa fase, è comunque utile riflettere su una serie di punti che potrebbero facilitare i genitori nella comprensione dei figli che vengono percepiti come aggressivi e scostanti e che, come amano dire, “non riconoscono più”.

 

1.     Giochi vecchi, schemi nuovi 

Pellei utilizza come metafora quella del tiro alla fune. Quando il figlio è ancora piccolo, preferisce stare nella stessa “squadra” dell'adulto perché cerca un alleato nel genitore per affrontare la sua quotidianità.

Con l'ingresso alla scuola media, invece, il ragazzino passa dall'altra parte del campo, comincia a tirare la fune per far entrare l'adulto nel suo territorio. A questo punto, occorre trovare un equilibrio tra i giocatori. La vera fatica del genitore è tirare la corda con una forza ponderata per ogni singola situazione.

Al di là di tutte le ovvie sfumature, esistono tre atteggiamenti preponderanti:

 

- Il genitore forte che tira sempre dalla sua. Tirare sempre dalla propria non è l’approccio più funzionale perché obbliga il figlio a essere solo ubbidiente, reagendo con rassegnazione a tutti i NO. A lungo andare, non solo accumulerà rabbia e ostilità ma non avrà avuto la possibilità di fare esperienza giocando la propria partita per diventare adulto.

 

- Il genitore che molla (subito) la fune. Il figlio tira e si trova allo sbando perché non c'è più nessuno dall'altra parte a giocare con lui. Vince, insomma, senza fatica, ritrovandosi a dover gestire la libertà tutta di un colpo, senza averla conquistata un po’ per volta.

 

- Si tira la fune quando occorre. Il genitore dovrebbe essere disponibile a giocare la partita con il figlio, calibrando la forza con cui tira la fune, per tutto il tempo della sua adolescenza (che non ha un inizio e una fine ben definiti). E’ una partita che richiede fatica, attenzione e capacità di mettersi in gioco. Pellei dice che a volte, ci vuole una forza uguale e contraria, a volte si tira un po' di più, in altri casi, molto meno, in base alla singola situazione.

 

2.     L’arte della negoziazione 

Negoziare implica confrontarsi e discutere…ed è uno dei più importanti punti di partenza della crescita. Se il genitore cede a ogni tipo di richiesta e dà tutto subito a 15 anni, senza mettere dei paletti, non ci sarà più modo di farlo successivamente.

Se, per esempio, un figlio che è sempre venuto con voi in vacanza, chiede a 14 anni di andare da solo con gli amici, occorre fare attenzione perché accettare ora, vuol dire insegnare che dopo qualche anno, non ci sarà più nulla da negoziare. In questo caso, si potrebbe andare incontro al figlio, proponendo soluzioni alternative che mettono, comunque, un chiaro paletto alla richiesta originale come per esempio, invitare una settimana l’amico in vacanza insieme alla famiglia lasciando poi loro una certa libertà di manovra per uscire da soli e con altri amici.

Anche far andare il proprio figlio qualche giorno con l’amico e i suoi genitori potrebbe essere un buon compromesso. Ma al di là di tutte le possibili alternative, ciò che è veramente indispensabile è creare uno spazio di contrattazione e condivisione.

 

3.     Genitore rigido, protettivo o amichevole? Dipende dai casi 

Il genitore dovrebbe sforzarsi di avere un approccio 'mobile' evitando la 'rigidità' totale.

Talvolta può sembrare faticoso ma imparare ad assumere tutte le posizioni a seconda delle situazioni aiuta molto la crescita del figlio perché in talune sarà necessario saper dire di no con convinzione, in altre occasioni servirà proteggere e instradare verso possibili scelte e in altre ancora sarà più utile porsi in un atteggiamento di apertura e condivisione.

 

4.     Il genitore deve fare da ‘filtro’ alle richieste 

Di fronte alle esigenze 'nuove' e alle richieste sempre più pressanti del figlio, l'adulto deve avere una funzione di contenimento, secondo l'esperto.

Tutto deve passare attraverso il genitore che è una sorta di “filtro”. In questo modo, il ragazzo percepisce che il suo interlocutore è presente, non 'molla', ogni cosa va discussa e analizzata insieme. Insomma, l'adulto di riferimento è significativo e, di conseguenza, a lui vanno indirizzate le richieste.

 

5.     Non generalizzare i problemi 

Ogni situazione o problema della vita dell'adolescente richiede un'attenta valutazione da parte dell'adulto, sebbene sia utile avere in mente una rosa di principi che potrebbero ispirare la pratica quotidiana con i figli.

- Anche se un figlio sembra indifferente, per lui conta molto ciò che dicono o fanno i genitori.

- A un figlio adolescente non serve un genitore che diventi il suo amico.

- Di fronte ai cambiamenti del figlio, l'adulto deve cambiare il suo modo di porsi, di fare il genitore.

- Considerate i cambiamenti di vostro figlio come segnali di conquista della sua autonomia.

- Accogliete le nuove richieste di vostro figlio senza bollarle come pretesti per allontanarsi da voi: Quando vostro figlio raggiunge un buon risultato, ditelo in modo chiaro con frasi tipo: 'Sono orgoglioso di te!'.

- Se siete esasperati, non buttatevi in liti furibonde, lasciate passare la notte e comunicate a vostro figlio cosa avete deciso (eventuali sanzioni, provvedimenti) il giorno dopo.

- Non date mai permessi che vi sembrano eccessivi per vostro figlio: la libertà va fatta conquistare attraverso passaggi graduali.

- Evitate di fare ricatti morali continui ('Così mi farai venire un infarto!'), o di essere autoritari, giocando sempre a braccio di ferro per ogni cosa. Questo modo di comportarsi trasforma la crescita in una lotta senza frontiere e mina la stima dell'adolescente.

 

Dr.ssa Laura Arena

 

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Commenti: 1
  • #1

    fortunato natascia (sabato, 25 novembre 2023 17:57)

    Buonasera, mia figlia ha 15 anni e le piace andare a scuola e ad equitazione, ma non chiede mai di uscire con le amiche, le amiche non la invitano ad uscire, ha tutte amicizie finalizzate allo sport o alla parrocchia ma preferisce stare con i genitori.
    Condivide la famiglia con amore ma non capiamo se è giusto spingerla a socializzare di più o goderci questi momenti che tra un po' rimpiangeremo. Grazie per i consigli.