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“La seconda nascita” Cos’è e come affrontarla

  Conosciamo il nostro bimbo come socievole, sorridente con tutti, ma ad un certo punto sembriamo non riconoscerlo più, si intimidisce o urla e piange quando vede un estraneo. Il bambino in realtà sta attraversando una fase fisiologica della cosiddetta “seconda nascita”. Questa rappresenta il passaggio del bambino dall’essere tutt’uno con la figura materna al percepirsi come individuo a sé e per tale motivo ha paura del distacco dalla mamma e che questa possa sparire. Tale passaggio viene più comunemente chiamato e conosciuto come “paura dell’estraneo” e si manifesta intorno all’ottavo mese di vita raggiungendo l’apice tra i 12 e i 18 mesi. Si tratta di un passaggio importante e normale dello sviluppo intellettivo e sociale del bambino, che testimonia come egli riconosce chi si occupa di lui e come abbia stabilito un legame di attaccamento, percependo in sua assenza un pericolo.

  Per i genitori questa fase risulta spesso difficile da gestire perché il bambino potrà piangere disperato davanti agli estranei, chiederà di non essere lasciato solo, di dormire con loro, di non andare a scuola, ma è questo il momento in cui mamma e papà devono iniziare a porre le prime regole in modo chiaro e coerente. Con tanta pazienza, amore e comprensione devono accompagnare il proprio bimbo per favorire l’acquisizione di nuove abitudini e il superamento di questa fase transitoria della crescita. In particolare per la mamma è un momento delicato perché deve imparare a modulare le proprie emozioni, come il senso di colpa, la preoccupazione ed evitare quei comportamenti che possono “trattenere” il figlio e bloccarlo nelle sue esplorazioni.

  Allora quali atteggiamenti è possibile adottare affinchè tale passaggio avvenga serenamente:

-       evitare di allontanarsi dal piccolo di nascosto, ma salutarlo, anche se piange, rassicurandolo rispetto al proprio ritorno;

-       di fronte ad una crisi di pianto rassicurare il proprio piccolo, che deve essere calmato non rimproverato con frasi del tipo ”oramai sei grande, non devi piangere”, senza tuttavia rinunciare all’intenzione di allontanarsi. Un tale atteggiamento andrebbe soltanto a confondere il piccolo, il quale comprenderebbe che i suoi timori relativi alla scomparsa dell’adulto di riferimento sono fondati;

-       abituare il piccolo ad una vita ricca di persone sin dai primi mesi di vita, al di là della dimensione esclusivamente familiare (nonni, zii, fratelli). Quanto più “movimentata” sarà la vita sociale che mamma e papà riusciranno a creargli intorno, maggiori saranno le probabilità che il bambino diventi socievole, aperto e predisposto a conoscere. 

  Naturalmente accanto a questi possibili atteggiamenti da poter adottare vi è il “sesto senso” materno, che non sbaglia mai, seguendo la crescita emotiva del proprio bimbo.

 

Dr.ssa Anna Bruno

Equipe Junior

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