
Ricevere la diagnosi di Malattia di Alzheimer è un momento decisivo: è come se si venisse timbrati e definiti e rinchiusi in una categoria. Si configura così un prima e un dopo. Prima della
diagnosi c’erano delle cose possibili, dopo, magicamente, quelle medesime cose possibili non lo sono più. Ma una diagnosi come questa è troppo devastante, per chi la riceve, per non determinare
un cambiamento. Dopo, lo spazio e il tempo sembrano trasformarsi, non hanno più lo stesso valore: gli spazi diventano luoghi dove ci si può perdere, il tempo sembra spostarsi in avanti, porta a
cose ancora da venire eppure così reali nella mente della persona, e poi torna indietro, a cose e persone passate che si vorrebbero tenere tenacemente fisse nella memoria ma che si sa che
spariranno e questo pensiero spaventa tanto da impedire quasi di respirare. Anche le persone intorno cambiano: cambiano i loro occhi che si riempiono di paura e incertezza, di desiderio di far
star bene in ogni modo possibile e di impotenza; i loro gesti diventano inquieti, volti a sollevare dalla sofferenza, dal peso di ogni altra responsabilità se non quella di vivere e ricordare il
più a lungo possibile. E allora le relazioni mutano, i ruoli si modificano, avvengono degli spostamenti che spesso sono funzionali ma che possono creare grande disagio e sofferenza.
Nella mia esperienza ho potuto vedere che ogni famiglia ha un suo modo per fronteggiare tutto questo, ma tutte le famiglie hanno una cosa in comune: il bisogno di essere sostenute e accompagnate
in questo percorso.
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Cristina Matteo (giovedì, 01 maggio 2025 14:13)
Buongiorno sono Cristina Matteo le ho scritto qualche giorno fa sulla sua mail personale per riceve informazioni sui percorsi per le famiglie con un parente con Alzheimer. Attendo risposta
Buona giornata