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DAL “TEMPO DELLE MELE” AL “TEMPO DEI BILANCI” Sul pensionamento ed i suoi dèmoni... - dr.ssa BARBARA CONVERSIONE - Alchimie Senior

Sembra niente: appena ieri festeggiavamo i mitici 18 ed oggi … la pensione. E mo’…?
Prima che arrivi questo fatidico giorno ci perdiamo in millemila fantasticherie su cosa mai ci riprenderemo una volta riacquisito l’ agognato tempo di accogliere tutte quelle personali richieste che la contingenza di impegni, sveglie e mansioni ha brutalmente ridimensionato. Un attimo dopo che quel tempo è maturato, l’overdose di libertà spaventa più di una prigione.
In un contorto gioco di ambivalenze la gioia dell’autonomia ritrovata si scontra con la tristezza della perdita del senso di autoefficacia percepita in una società che ci riconosce come individui sociali nella misura in cui apportiamo il nostro contributo produttivo (Toti docet).
Cosa farò da grande?
E’ una domanda legittima anche a 60 anni…
Racconta dei nostri desideri ma anche di tutto quello che sentiamo ed abbiamo imparato di noi (lo dice una tipa che conosco e ne capisce di anime).
In pratica abbiamo la licenza poetica ma è in scadenza: a noi decidere se rinnovarla o levarla di mezzo.
Invecchiamo…è un fatto!
Ma davvero si diventa “vecchi” quando si va in pensione?
Infondo se l’adolescenza non si sa davvero quando finisce (per alcuni mai), perché dovremmo lasciare all’orologio biologico e sociale il diritto di scandire il tempo della senescenza?
Pensiamoci…
Non è un momento bécero. L’esperienza si è resa garante di uno stile esistenziale ben delineato. Come tempo per riabilitare i propri sogni pare molto più propizio di quello dei brufoli, del coito interrotto e delle promesse firmate a matita.
Mantenere la determinazione, la curiosità nei nuovi progetti e la tempra per mettersi alla prova, sempre, sono le qualità emergenti di una nuovo ciclo.
È’ questo il tempo dei bilanci…richiede un processo di aggiustamento psicologico e non ci si può mettere mano il giorno prima di salutare i colleghi.
Va progettato con largo anticipo, con passione ed ambizione, come facciamo per il matrimonio.
“Non nasce come un cavolo a merenda, non spunta dal nulla, addensa la speranza di un nuovo e di un diverso ancora inesplorati. Mi piace pensare che funzioni come un’incubatrice di desiderio che gli consenta nutrimento e crescita per venire alla luce forte e determinato.
Non abbiamo il potere di scrivere il futuro ma abbiamo la capacità di progettarlo”.
Il bagaglio esiste anche quando ci sembra di non vederlo e talvolta l’estetica dell’ansia anziché farci mettere la clessidra orizzontale ed iniziare il viaggio, inaugura un pallido peregrinaggio di quartiere, facendo del nostro zaino la zavorra che ci impedisce di prendere quota.
Se la strada percorsa finora ha dato i suoi frutti, siamo corredati di un intrasferibile uso della ragione e di una creatività sfacciata al punto giusto da farci scorgere in una linea non un traguardo ma un nastro di partenza, per navigare senza troppi inciampi negli azzardi della realtà che ci aspetta oltre la porta dell’ufficio che ci siamo chiusi alle spalle col nostro romantico, personalissimo blues di sottofondo.
Ad Alba e Carlo,
nostra àncora e nostra ala.

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